La Suprema Corte boccia la legge 80/2025: eccesso di urgenza, norme sproporzionate e rischio carcere per chi dissente

Il Decreto Sicurezza sotto accusa: cosa dice davvero la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la relazione n. 33/2025, ha bocciato senza mezzi termini la Legge 80 del 9 giugno 2025, che ha convertito in legge il Decreto Sicurezza voluto dal governo. Sebbene non vincolante, questa relazione è considerata autorevole in ambito giuridico e potrebbe prefigurare rilievi di incostituzionalità. Il nodo centrale? Una legge nata male e potenzialmente pericolosa per i diritti fondamentali.

Urgenza solo dichiarata: perché manca il requisito costituzionale

La Cassazione contesta duramente l’uso improprio del decreto-legge, strumento che per Costituzione deve essere giustificato da “necessità e urgenza”. Il governo ha motivato il provvedimento con la necessità di evitare “ulteriori dilazioni”, ma il disegno di legge era già in esame parlamentare. Un espediente procedurale che tradisce, secondo i giudici, una forzatura istituzionale.

Un decreto-legge eterogeneo e confuso

Altro vizio di fondo: la eterogeneità delle norme. Il Decreto Sicurezza tratta temi troppo distanti tra loro – terrorismo, mafia, coltivazione della canapa, CPR, detenute madri, sicurezza urbana – violando il principio costituzionale di omogeneità normativa nei decreti-legge. Un’accozzaglia di norme scollegate, che mette a rischio la coerenza del sistema giuridico.

Dissenso e marginalità nel mirino: rischio criminalizzazione

Tra le norme più criticate spiccano quelle sulle aggravanti di luogo e di contesto. Le pene più gravi previste per reati nelle vicinanze di stazioni ferroviarie o durante manifestazioni pubbliche rischiano di colpire la protesta sociale o la semplice presenza in determinati luoghi, in modo sproporzionato e discriminatorio. Il principio di offensività, secondo cui un reato deve ledere un bene giuridico, viene messo in discussione.

Diritti delle detenute madri e rischio “diritto penale d’autore”

Particolarmente allarmante è l’estensione del carcere per le donne incinte o con figli piccoli, spesso di etnia Rom. Il rischio, secondo la Cassazione, è quello di applicare un “diritto penale d’autore”, cioè di punire le persone non per ciò che fanno, ma per ciò che sono. Una deriva pericolosa, che minaccia i principi di uguaglianza e non discriminazione.

Agenti segreti senza freni? Un pericolo per la democrazia

La norma che esonera gli 007 dalla punibilità se coinvolti nella creazione di gruppi terroristici a scopo preventivo è definita “meritevole di approfondita riflessione”. Una formula giuridica che cela un allarme: assenza di controllo democratico, rischio deviazioni istituzionali, e uso distorto della prevenzione antiterrorismo.

Conclusione: una legge da riscrivere

La relazione della Cassazione è chiara: così com’è, il Decreto Sicurezza rischia di violare la Costituzione e generare ingiustizie sistemiche. Urge un ripensamento, non solo tecnico ma politico. Serve una normativa che garantisca la sicurezza senza sacrificare i diritti.

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